Pesce fresco, luce dorata, pietra bianca. E magari una casa che ti aspetta in silenzio.
Ci svegliamo a Masseria Dagilupi, un antico frantoio del XVII secolo trasformato in rifugio di elegante lentezza.
Muri imbiancati a calce, volte che si aprono come archi, ulivi che frusciano come seta.
Dalla valle, Ostuni brilla nella luce del mattino.
Passeggiamo tra vicoli stretti — alcuni restaurati, altri ancora segnati dal tempo.
Dietro una porta scolorita, un piccolo palazzo nobiliare con volte a stella.
Scendiamo a Villanova, tranquillo borgo marinaro di Ostuni.
Qui, il mare è memoria, lavoro, racconto.
Pranziamo direttamente sul mare.
Crudi di mare, pasta alle vongole, un bianco fresco delle vigne vicine.
Il proprietario ci racconta che suo nonno qui vendeva reti. La barca è ancora ormeggiata di fronte.
ornati a Ostuni, il sole comincia a farsi più dolce.
Ci fermiamo per un gelato alla Cremeria alla Scala.
Aromi come mandorla, fico e rosmarino: morbidi, terrosi, veri.
Ci sediamo su una panchina di pietra e guardiamo le ombre allungarsi su un casa a due piani con terrazza fronte mare.
Le persiane sono chiuse.
La cena è a Masseria Moroseta, un rifugio sospeso tra architettura e anima.
Cemento grezzo, legno d’ulivo, ortaggi raccolti al mattino.
Tutto è quiete — le voci, le luci, i sapori.
Lungo la via di ritorno, un trullo restaurato, oggi atelier di uno scultore.
La pietra ancora respira.
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